Lei “La mirra e’ miracolosa per la gola”
Io “Semmai e’ miRRacolosa!”
Lei “La mirra e’ miracolosa per la gola”
Io “Semmai e’ miRRacolosa!”
Lei “Basta ascoltare due parole in croce”
Io “Ah tipo – Padre perdonali perche’ non sanno quello che fanno ? -“
Ha fatto parte della mia infanzia, anzi, ha creato parte della mia infanzia e anche buona parte dell’adolescenza; è legata ad episodi degli stessi periodi come
– “MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”
– “Me ad dgeiva…chi è che fa acsé ?!”
Oppure i quotidiani percorsi pestamerde (di solito io assistevo a quelli domenicali), con tanto di cane lupo gigante addestrato ad uccidere in agguato, per andare a portare degli avanzi ai randagi; ma lei gli chiedeva di farlo con tali occhi dolci che non poteva dirle di no. Si lasciava dietro una scia di madonne e santissimi che solidificavano l’aria, ma lo faceva.
Affiorano anche gli sguardi di biasimo alle affermazioni “Ammo, ha paura della Dina”
E soprattutto, senza di lei e il suo frigorifero col latte (e lo scaffale col sale che lo avrebbe sostituito), non sarebbero mai state dette frasi come “C’la putèna cu t’ha fat!”
Grazie Signora Giagi; l’unico rimprovero che posso farti è che un altro po’ potevi aspettare.
Lei “Ma tu vuoi figli ?”
Io “Mettiamola così: preferirei spendere i soldi in viaggi piuttosto che in pannolini”
Quando una prima scrive “minchia” e poi scrive “MINCHIA” non trovate che ci sia qualcosa di intrinseco vagamente Freudiano?
No ?
E se, facendoglielo notare, aggiunge “Ma serve per dare peso alla cosa” ?
Freud, se ci sei, batti un colpo (di Minchia naturalmente; e chiama Frank Zappa per sicurezza)
Update: poco dopo ha scritto “MINCHIA!”
Pure quel punto esclamativo… uhm…
Update 2: “Stasera vado a farmelo nero”. Certo parlava di caffe’, ma...
Correva l’anno “nonmiricordomica”
Lo stato di CSSBQ è oscuro a molti, ma non a troppi. Rimane un concetto riservato ed elitario che sposa la filosofia del “meno siamo e meglio stiamo”; non si può spiegare il CSSBQ senza essere parte di esso, come atteggiamento di vita e come stato percepito nel presente che scorre (tra un istante di Planck e l’altro). Non si può partecipare al CSSBQ senza acquisire una percezione dell’esistenza che non lasci spazio che a noi stessi, e al CSSBQ stesso. Il CSSBQ cresce nel nostro profondo, si alimenta dal nostro mondo esterno e solo in certi casi particolari, e rari, arriva a far sovrapporre le due superfici. CSSBQ è libertà, senza lotta armata; quando arriva il momento del CSSBQ, la sua manifestazione trascende l’astratta concezione etichettaria dell’umano e irrompe irrefrenabile in ogni intreccio mentale della nostra mente. Non ci avete capito un cazzo?
CSSBQ!
Garbino sul porto di Cesenatico.
Il Garbino è il vento che porta pioggia, noi in Romagna lo chiamiamo così.
Voi lo chiamate Libeccio, e ho detto tutto.